Non ci sono dubbi che quello che stiamo vivendo sia un momento difficile, complesso, nuovo e inaspettato. Ed è questo che ci porta a provare paura, ansia, forse anche a sviluppare attacchi di panico o ad avere vissuti e sensazioni primordiali mai provati prima.
E' tutto assolutamente normale. E ce ne possiamo occupare, ce ne possiamo prendere cura: le limitazioni sono tante, le incertezze molte, la mancanza di controllo costante. Ma possiamo fare comunque qualcosa: - ACCETTARE tutto ciò che proviamo, senza giudicarlo, bloccarlo o criticarlo - assumere un atteggiamento di COMPASSIONE nei nostri confronti per lo stress e le difficoltà che stiamo attraversando - non esporci troppo e inutilmente alle notizie mediatiche allarmistiche, ma cercare di raccogliere e condividere solo quelle INFORMAZIONI davvero necessarie per condurre la nostra vita in una nuova quotidianità (alcuni siti da consultare possono essere: www.epicentro.iss.it e www.who.com) Sarà questo un momento per sperimentarci e reinventarci, ricollocarci in una nuova dimensione. Quello però che possiamo fare ora è STARE, aspettare che la situazione migliori, e osservare ciò che accade dentro di noi, cogliendo l'opportunità di conoscerci meglio, e comprendere - forse - come vorremo condurre la nostra vita in futuro. Io, come decine di altri colleghi, stiamo lavorando per supportare tutti coloro che in questo periodo necessitano di sostegno, spiegazioni e strategie per monitorare la paura, l'ansia e il panico. Quindi, non esitate a contattarci, siamo operativi e disponibili, online al 100% per garantire sicurezza e responsabilità. Gli attacchi di panico durano solitamente pochi minuti, ma creano un forte disagio a chi li vive, nonché una considerevole angoscia. Spesso vengono confusi con altri disturbi, quindi in questo articolo spiegheremo precisamente cosa accade durante un attacco di panico, come riconoscerlo e come intervenire. Durante un attacco di panico possono presentarsi alcuni o gran parte dei seguenti sintomi:
Gli attacchi di panico tendono ad essere ricorrenti, per questo spesso accade di sviluppare un’ansia anticipatoria, cioè uno stato d’animo in cui la persona è perennemente preoccupata di dove avverrà e quando l’attacco successivo. Può capitare dunque che vengano ridotti i viaggi e gli spostamenti, per cercare di controllare la situazione temuta ed evitare di avere un attacco di panico in una condizione da cui non ci si può spostare. Proprio per le loro caratteristiche di istantaneità e per il fatto che “vengono dal nulla”, gli attacchi di panico possono sembrare privi di contenuti psicologici, in realtà la loro causa è puramente psicologica, sebbene nell’avanzare del disturbo intervengano poi fattori neurofisiologici che contribuiscono al mantenimento del disturbo, se questo non viene trattato. Dunque, lo specialista a cui rivolgersi in questi casi è senza dubbio lo psicoterapeuta, preferibilmente quello specializzato in un orientamento che riduca il sintomo prima di tutto, e successivamente aiuti la persona a comprendere le cause di insorgenza dell’attacco di panico. Quali possono essere le cause che scatenano questo tipo di disturbo di ansia? Diversi studi hanno identificato fattori stressanti significativi che precedevano l’attacco di panico: tali fattori erano collegati alla situazione lavorativa, oppure alla perdita di una figura importante nella propria vita. Questi fattori della vita presente della persona che soffre di attacchi di panico sono risultati essere collegati con l’infanzia e con il legame genitoriale. Un altro aspetto ricorrente nelle persone che soffrono di questo disturbo ha a che fare con la gestione di rabbia e aggressività, che risultano di difficile espressione. Talvolta l’attacco di panico può essere il risultato di una fatica psicologica nel gestire il desiderio di separazione e autonomia (solitamente dalle figure genitoriali) e la paura di non essere in grado di gestire la propria libertà. La relazione tra terapeuta e paziente che si instaura all’interno di un percorso di psicoterapia, è fondamentale per lavorare sulle cause che determinano l’attacco di panico e ridurre la sintomatologia, per giungere ad uno stato di benessere e agio con se stessi e con gli altri. (Rif. Bibliografici Psichiatria psicodinamica – G.O. Gabbard; DSM V) Le più recenti ricerche scientifiche ci raccontano di un trio indispensabile per raggiungere e mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato. Di fronte ad un adeguato e consapevole introito di cibo, movimento fisico regolare e ricerca interiore, non si può che stare bene! Da millenni viene insegnato da molteplici tradizioni che la salute è un mix di buon cibo. corpo allenato e lavoro sulla vita interiore, ma oggi anche la scienza lo conferma: con cibo, movimento fisico e vita spirituale è possibile agire sui nostri geni, attivandone alcuni e silenziandone altri, come - ad esempio - quelli che sostengono l'infiammazione cronica. (fonte: dott. F. Berrino). Se gli alimenti che assumiamo sono ipercalorici, ricchi di prodotti animale e di zuccheri, lo stato infiammatorio dell'organismo si eleva, predisponendo la persona ad ammalarsi più facilmente. Anche la vita sedentaria aumenta lo stato infiammatorio cronico: per questo viene consigliato di praticare un'attività fisica tra i 30 e i 60 minuti al giorno. Questa durata di allenamento riduce - insieme ad altri fattori - di un terzo la probabilità di morire. Il terzo fattore che conduce ad un benessere psico-fisico e aiuta a mantenere l'organismo in salute, è l'attenzione data all'ambito spirituale, intendendo con ciò non tanto l'aspetto religioso che fa parte della vita di una persona, quanto la consapevolezza interiore, la concentrazione e la connessione con se stessi, e di conseguenza con gli altri. Le scoperte scientifiche confermano che anche con la vita spirituale, meditativa, possiamo inibire l'attività di geni che conducono all'infiammazione. E' stato osservato che il controllo del respiro durante la meditazione ha effetti incredibili su tutto l'organismo: se portiamo volontariamente la frequenza respiratoria a 3 o 4 respiri al minuto, attiviamo il sistema nervoso parasimpatico che riduce la pressione, rallenta il battito cardiaco, previene le aritmie cardiache, oltre ad una serie di altri benefici importantissimi, come la riduzione dell'infiammazione grazie all'acetilcolina. (fonte: dott. L. Fontana) "Ho paura della paura, paura degli spasmi del mio spirito che delira, paura di questa orribile sensazione di incomprensibile terrore... Ho paura soprattutto del disordine del mio pensiero, della ragione che mi sfugge annebbiata, dispersa da un'angoscia misteriosa." Queste parole di Guy de Maupassant, scrittore e poeta francese di fine '800, sono forti, intense e in qualche modo molto esplicative di quello che si prova quando ci si trova in uno stato ansioso. L'ansia fa parte della nostra vita, quotidianamente si presenta nelle situazioni e nelle relazioni di ogni giorno: può essere un sottofondo emotivo sempre presente, quindi uno stato di agitazione continuo che si manifesta sia a livello psicologico-cognitivo, sia a livello somatico con manifestazioni fisiche; oppure può trattarsi di momenti specifici e circoscritti, magari di fronte ad un colloquio importante, o prima di un esame, oppure in una situazione nuova. In ogni caso, ciò che è importante per imparare a gestire l'ansia, è innanzitutto il riconoscimento dei segnali, che sono diversi e variano a seconda delle caratteristiche specifiche del carattere e della personalità. Vediamo quali sono: - SEGNALI FISICI: tachicardia, ipertensione, difficoltà respiratorie, respiro irregolare, gastriti, coliti, ulcere, tensioni muscolari, tremori, facile affaticabilità fisica, ipersudorazione, vertigini. - SEGNALI PSICOLOGICI E COMPORTAMENTALI: paura di provare ansia, difficoltà a parlare in mezzo agli altri, pensieri ossessivi, rimuginazioni, iperattività, fatica a rimanere concentrati e/o a ricordare le cose, disturbi del sonno, alimentazione irregolare, aumento nel consumo di sostanze nocive (alcool, tabacco e altre sostanze), problemi relazionali, facile irritabilità. Questi sono alcuni dei principali segnali di uno stato ansioso, sicuramente ne esistono molti altri, per questo è importante che ognuno impari a conoscere quali sono i suoi sintomi ansiosi. Il riconoscimento è il primo step nella gestione dell'ansia, poichè senza conoscere e riconoscere cosa succede nel nostro organismo quando siamo in uno stato d'ansia, difficilmente riusciremo ad averne il controllo. E' fondamentale ricordare che l'ansia non è necessariamente uno vissuto interiore negativo, può essere un segnale, un sintomo che qualcosa nella nostra vita, o in quel momento specifico, non sta funzionando, o comunque sta creando uno squilibrio dentro di noi. Certamente quando l'ansia è troppo elevata e la sintomatologia diventa pervasiva, provocando un blocco nelle attività quotidiane, allora possiamo parlare di ansia patologica. Quando, invece, l'ansia ci aiuta a fronteggiare le difficoltà e ci stimola a reagire e a gestire i momenti difficili, allora possiamo dire che l'ansia è normale. L'ansia fa parte della nostra vita, e in quanto tale, va accettata, insieme al bagaglio di emozioni e vissuti che porta con sè. Quando diventa eccessiva e sentiamo che non siamo noi a controllare l'ansia, ma è l'ansia ad avere il controllo su di noi, significa che è giunto il momento di fermarsi e capire qual è il significato di ciò che sta accadendo. Possiamo scegliere di rimanere in balia dei sintomi ansiosi, sperando che passi da sè e vivendo un senso di frustrazione e delusione continui, oppure possiamo decidere di accettare e riconoscere cosa sta succedendo dentro di noi, e attivarci per trovare il giusto equilibrio e gestire l'ansia. A chiunque sarà capitato, almeno una volta nella vita, di dover affrontare una situazione difficile, un momento critico che ha colmato la quotidianità di preoccupazioni ed emozioni negative. A volte questi momenti dipendono da situazioni fuori dal nostro controllo, altre volte sono conseguenza delle nostre azioni, ma in ogni caso, quando ci troviamo in una condizione critica, molto spesso ci facciamo travolgere dall'emotività e l'unico scopo è quello di trovare una risoluzione immediata al problema, o alla difficoltà che abbiamo di fronte. Tale atteggiamento di "urgenza" - per quanto naturale e normale sia - il più delle volte non è funzionale a farci sentire meglio o a consentirci di uscire dalla situazione critica. Decisamente più funzionale - o se vogliamo, utile - è un atteggiamento di presa di consapevolezza di ciò che sta accadendo.
Diego De Silva recita "Spesso la gente non ha le emozioni chiare, altrochè le idee" (Non avevo capito niente, ed. Einaudi), e questa è una realtà. Una realtà tangibile come le emozioni che proviamo, tangibile come le emozioni che non proviamo, o quelle che non comprendiamo. Il mondo emotivo esiste per ognuno di noi e in ognuno di noi, è complesso, ma essenziale alla sopravvivenza. Le emozioni, infatti non hanno il solo scopo di rendere la vita appagante e piena; ogni emozione ha anche uno scopo "evolutivo", è necessaria per proteggerci, per stimolarci a superare gli ostacoli, per guidarci nel cambiamento.
Ecco perchè dare nome e spazio alle emozioni ci consente di raggiungere e mantenere un equilibrio psico-fisico, facendoci sentire bene con noi stessi e con gli altri. Inoltre, è importante conoscere e riconoscere i nostri stati d'animo per evitare che il nostro corpo parli attraverso problematiche o veri e propri disturbi psico-somatici. Concludo questo post introduttivo con una frase di Oscar Wilde, ispiratore e autore che ha saputo mettere in parola ciò che spesso ci lascia senza parole: "Non voglio essere in balia delle mie emozioni, voglio servirmene, goderne e dominarle". Letture consigliate:
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May 2020
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